lunedì 2 ottobre 2023

ROCK 'N' GRASS un racconto di Ricky Franzosi

 



1 Beati gli ultimi ?


Maglietta bianca, jeans, scarpe da ginnastica. La classica divisa d'ordinanza per i concerti rock. Oltre metà maggio ma non fa proprio caldo, meglio portare anche il giubbotto, rigorosamente di jeans. Nella tasca i biglietti per il concerto degli Europe the Final Countdown Tour al Palamare di Genova. Partiremo appena dopo pranzo anticipando altri nostri amici, l'idea sarebbe quella di arrivare presto per piazzarci il più possibile vicino ai cancelli prima che aprano.

Probabilmente è a questo pensiero che le cose prendono una piega inaspettata e, sul momento, destabilizzante e meglio conosciuta come sfiga.

Stiamo aspettando il nostro amico che arriva da fuori città e che continua a … non arrivare. Passano le ore e con loro le nostre possibilità di raggiungere una posizione avanzata all'entrata. 

Finalmente è qui con solo qualche ora di ritardo, saliamo in macchina e si parte. Giù verso Zena !

Arriviamo in zona, diamo una controllatina giusto per vedere se la sfiga ha preso bene la mira. Proviamo a parcheggiare il più vicino possibile ma niente da fare, impeccabile come al solito. Cominciamo ad allontanarci finché : eccolo ! Una macchina se ne va e ci piazziamo ad un migliaio di metri dal palasport. Che sia cambiato il vento? Macché, è comunque troppo tardi, ormai tutti sono accalcati davanti ai cancelli, impossibile infilarsi in mezzo. Decidiamo di non rimanere nel mucchio e ci allontaniamo verso un muretto che dà sul mare, aspetteremo li l'apertura e poi ci muoveremo quando la folla sarà smaltita almeno in parte. 

Il muretto arrivava quasi al petto, ci issiamo e sediamo lì cominciando a dire stupidate per fare passare il tempo, mancano ancora un paio d'ore all'apertura degli ingressi. 

Qualcosa attira la nostra attenzione, lontano dalla folla nella nostra linea d’aria uno dei portoni laterali nel muro di cinta del palazzetto si apre appena e sgattaiolano fuori tre ragazze, valchirie direi. Sembravano già alte quando erano distanti ma avvicinandosi lo sono di più.

Camminano proprio verso di noi, la situazione assomiglia un po' troppo ad un film western e noi abbiamo muro e mare alle spalle. Quando arrivano lì davanti dicono qualcosa in inglese, fra tutti decidiamo che hanno chiesto se abbiamo i biglietti. Certo che li abbiamo è tutto il giorno che li controllo nella tasca del giubbotto, sono ancora lì vero ? 

La mano era già in posizione sopra la tasca per controllare … e loro erano lì. Non li tiro fuori però e deciso rispondo : No! Non li abbiamo.

Ma che … Perché ?! 

E che ne so ! Magari ho capito male e vogliono sapere se vendiamo i biglietti, sono le valchirie che controllano i bagarini !

Nel dubbio si va sul no giusto ? 

E qui si mette in moto tutta una cosa che… Dopo essere rimasti imbalsamati per qualche attimo scendiamo dal muretto e cerchiamo di comunicare. A quanto pare ci offrono di entrare gratis con loro visto che siamo senza biglietti, perché noi non li abbiamo mica li da un mese sti cazzo di biglietti ! La mano è sempre sulla tasca che controlla. In cambio chiedono di aiutare l'organizzazione in un paio di cosette. Sono scelte difficili, ci mettiamo un po' a deciderci, diversi decimi di secondo. Si va, e se domani ci trovano sugli scogli senza un rene ... ne abbiamo due.


-2 Alamo


Rientriamo con loro dal portone da dove erano uscite, le seguiamo dietro al palco, non ricordo di aver toccato terra. Piccola riunione dove ci spiegano i nostri compiti: prima cosa staremo ai cancelletti interni con il contapersone (una specie di orologio con un pulsante, ogni volta che lo schiacci il numero nel quadrante va avanti di uno). Seconda cosa: quando ce lo diranno andremo sotto al palco a dare una mano per non si capisce bene cosa ma capiremo.


Cioè : SOTTOALPALCO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


Ci chiedono anche se per noi va bene un compenso in magliette, cappellini, bandane e foto varie ovviamente tutte autografate e con baci e abbracci di tutta la band al completo, in pratica cose da tramandare nei secoli a venire.

Oppure soldi.Rispondo soldi.Va beh, lasciamo stare vah.


Finalmente aprono i cancelli e cominciamo il nostro lavoro. 

Siamo schierati bene sembra, ordinati in tre anelli concentrici : ingresso esterno, primo controllo e ingresso al concerto, dove siamo noi. Ognuno è in affiancamento ad un addetto ufficiale dell'evento che è l'unico autorizzato a fermare e controllare le persone.

Più o meno la scena è questa: i ragazzi passano i cancelli esterni, si catapultano al primo controllo dove verificano che non entrino con macchine fotografiche e/o registratori di sorta, da lì decollano come razzi impazziti verso di noi che siamo l'ultima barriera, se passano qui sono dentro.

Siamo Alamo.

Inutile dire che l'organizzazione scandinava resiste pochi minuti alla contro organizzazione mediterranea. Menzione d'onore per le ragazze! Erano la maggioranza della prima ondata, arrivavano con una pressione tale che se non si fosse aperto il cancelletto in tempo avrebbero fatto dodici giri della morte intorno alla sbarra ad ottanta centimetri da terra, manco Yuri Chechi !Le ritroveremo più tardi.

E niente, all'inizio è facile, prima uno, un altro, due a tempo, poi il flusso diventa esagerato e cominci a pensare di averne saltato qualcuno. Cosa facciamo ? Chiediamo tra di noi : a quanto sei ? - Millecinquecento ! - Ok, tiro un po' su - Io sono a duemila ! - Allora alziamo tutti. Praticamente gli abbiamo mandato tutto a "bagasce" per usare un termine locale.


In mezzo a sto casino chi mi passa sui piedi ? Un'amica del gruppo che doveva arrivare dopo di noi ma, visto il nostro ritardo iniziale misurabile in ere geologiche, era ufficialmente l'unico arrivato. Praticamente di noi si erano perse le tracce.

Passa a volo radente e mi dice distratta -Ciao- rispondo -Ciao neh- e se ne va. Qualche secondo e ritorna indietro, mi chiede cosa ci faccio li, le rispondo che sto lavorando e che non può fermarsi, pochi attimi e quelli della sicurezza le dicono di andare avanti. Stavamo dicendo?

Due ore così e pian piano la furia passa.

Qualche centinaio di persone e poi abbiamo finito.


Arrivano le valchirie e ci dicono che è ora di andare sotto al palco.


Daghe ! 


-3 La Trincea


Facciamo il giro intorno alla platea seguendo le ragazze fin sul retro del palco. Ancora un piccolo briefing per spiegarci cosa fare.

Le indicazioni sono chiare e semplici, dalle nostre parti si direbbe : "Sta lì, sta citu e tuca gneta" cioè "Stai li, stai zitto e non toccare niente". Espressione colorita per evidenziare il concetto secondo il quale non fare nulla è il miglior aiuto che puoi dare. Vien da pensare che si siano accorti del casino ai conteggi. Ci sta dopotutto.

Ma ehi ragazzi !

Alla fine siamo sotto il dannatissimo palco o no ?

Non nel pit AAA+ ma con le mani appoggiate sul palco, puoi tirare i piedi a Joey ! (Joey Tempest frontman della band)

Quindi ci piazziamo li nella trincea. Europe davanti, pubblico dietro. Pole position ! Tre giri avanti al secondo. 

Manca ancora un po' all'inizio del concerto e la situazione è tranquilla, ogni tanto aiutiamo a passare qualche bottiglia d'acqua alle prime file.

Quando si ferma la musica di sottofondo parte la carica, ognuno cerca di avanzare di qualche passo e tutti insieme spingono sulle prime file che sono già ferme contro le transenne. L'effetto è quello delle sardine in scatola con meno olio e più sudore. 

Qualche minuto e poi esce la band, tre parole e cominciano a suonare. Si canta e si balla tutti.

Due o tre pezzi e qualcuno nella calca delle prime file comincia a star male, bisogna tirarli fuori. Li solleviamo oltre le transenne e li adagiamo sul pavimento, c'è il personale della croce Rossa che si prende cura di loro. Il caldo, essere stipati, mancanza d'aria, lo stress ma niente di grave per fortuna. Solo un paio vengono accompagnati alle ambulanze, gli altri si riprendono nel giro di dieci minuti e li lasciano accomodare in un angolino laterale, un filo rintronati ma si godranno il concerto. 

Due delle ragazze razzo dell'ingresso chiedono aiuto in lacrime, sono pressate contro le transenne. Le due sardine vengono tirate fuori dalla scatola e, ancora in braccio, si trasformano in squali tigre che puntano dritti sul cantante in quel momento a pochi metri da loro. Niente da fare, placcate e riaccompagnate in mare, cioè nel pit.

Diamo una mano se serve, intanto le canzoni si susseguono e siamo alle ultime tre. Tutto si fa buio, luce sul pianoforte, urla di gioia, attaccano Carrie

La platea e le tribune sono illuminate dalle fiammelle tremolanti di migliaia di accendini. Aumentano i visi delle ragazze solcati dalle lacrime ed evidentemente anche la produzione di ormoni che stimolano i rituali d'accoppiamento e consentono la conservazione della specie. Sintomi ? Lancio di reggiseni e qualche mutandina da parte delle fans, durante tutta la durata della canzone. Grandi ! 

Così tra canti, balli, bottiglie d'acqua, soccorsi e intimo femminile finisce il concerto. 

Restiamo con gli addetti alla sicurezza finché tutto il pubblico non ha abbandonato il palazzetto. 

È il momento di restituire i pass.

Effetto Cenerentola, la magia finisce a mezzanotte.

Ritroviamo le valchirie, ci sfiliamo i pass e cerchiamo di mettere insieme le parole che dovrebbero esprimere la nostra eterna gratitudine per quella serata per sempre scolpita nelle nostre ossa. 

Ci anticipano dicendo di tenerli perché siamo invitati nell'hotel dove risiedono per il rito dell'hospitality e senza quelli non si entra.

Ma vieeeeeeeeniiiiiiiii !


-4 Il Bivio


Infine lasciamo il Palamare, attraversiamo il cortile in direzione del cancello da dove eravamo entrati increduli accompagnati dalle valchirie nel tardo pomeriggio. Quando lo spalancano notiamo che ci sono diverse irriducibili in attesa, la band esce su macchinoni neri senza degnarle e noi defilati procediamo a piedi. Dobbiamo recuperare la macchina e spostarci dall'altro lato della città per raggiungere l'hotel. 

Sembra di metterci una vita ma arriviamo, parcheggiamo anche vicino questa volta e ci avviamo per entrare. Già, entrare, una parola ! 

C'è una folla di assatanate deliranti che occupa ogni centimetro quadrato dalle le scale fin davanti all'ingresso girevole. Sicurezza e forze dell'ordine cercano di contenerle per evitare che irrompano nella hall. Impossibile salire senza buttarne giù qualcuna. Ci proviamo ma niente da fare, non si passa.

Qualcuno di noi agita il pass in direzione degli addetti alla sicurezza come prova che siamo dei loro e che stiamo cercando di risalire la calca. Pessima idea, ci fanno cenno di salire ma non ci notano solo loro. Alcune delle ragazze cercano di rubarci i cartellini magici prima con suppliche e poi con insulti e strattoni. 

A questo punto si sale e basta, io apripista e dietro gli altri. All'inizio qualche "scusami" l'ho detto ricevendo titoli a volte anche sorprendenti, quindi si procede modello Caterpillar. 

Arriviamo in cima alle scale, controllo di routine e siamo dentro.

Miseria ragazzi ! È come nei film.

La band, le groupies, cameriere e camerieri che girano con vassoi, giornalisti, fotografi, cameramen e noi. 

Bhe, resti un attimo inchiodato ecco !

Ci riprendiamo e cerchiamo di muoverci lateralmente.

Tempest e soci sono sui divanetti in fondo alla hall, si mettono in posa nei loro pantaloni di pelle attillatissimi che ti strizzano i maroni solo a guardarli. Davanti, il gruppone della stampa che grida e chiama per una posa. 

Riusciamo a bere dello champagne credo.

E riecco le nostre amiche in compagnia del manager questa volta. Ci pagano il pattuito. Chiedono ancora conferma della nostra età. Ci dicono che siamo andati bene e che, se vogliamo, possiamo seguirli nelle rimanenti tappe del tour europeo. 

SeDomani si va a Vienna.

È vera quella cosa che le bollicine fan subito girar la testa !

"Godetevela e pensateci" aggiungono che hanno un po' da fare e che ci vedremo dopo.

Eccolo il bivio, ne capitano ogni tanto lungo la strada no ?

Da una parte la possibilità di rivivere almeno per un po' quella giornata e dall'altra ? Beh, dall'altra parte la strada un po' la si conosce. Ci guardiamo nel muso, si vede quello che pensano tutti : è stato un bel giro di giostra ma ora si scende.

Serve un motivo valido però, qualcosa di epico magari e così dico : "dai ragas, domattina (cioè tra poco ) c'è da imballare l'erba (medica)". Sembra funzionare anche se la consapevolezza che saremmo stati scuoiati vivi dai nostri genitori potrebbe aver giocato un qualche ruolo nella nostra decisione.

Rintracciamo valchirie e manager, comunichiamo la decisione presa. Proviamo a spiegare che non abbiamo parole e difatti non ne diciamo molte.

Baci e abbracci e via senza girarsi indietro, quasi.

All'uscita ci sono sempre le ragazze razzo disperate che vogliono i pass e ci insultano peggio di prima. Un paio ci bloccano cercando di strapparceli dal collo. Restituisco la gentilezza dicendo che domani mi serve per andare a Vienna.

Ripartiamo verso casa alla fine del nostro incredibile e meraviglioso giorno di gloria.

So che lo sarà per tutto il resto del mio giro su questo sasso e in testa mi gira una canzone :

Glory Days well they'll pass you by

Glory Days in the wink of a young girl's eye

Glory Days Glory Days eh eh ehy …



  • Grazie LOLO !

         Vero è che bisogna buttarsi

         ma qualcuno deve pur prenderti

         anche in pixel. 

         MAL


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