sabato 21 maggio 2022

TDK80, ancora Ivano Fossati....: La Crisi


 

qui si insiste!

nell'attesa delle suonate estive, ancora Ivano Fossati, e questa volta è quel bel rock funk del Fossati di una volta, La Crisi.....

dalle prove, primavera 2022

buon ascolto

su youtube:




mercoledì 18 maggio 2022

quella sera agli Arcimboldi



E' stato un viaggio nel tempo. Un bellissimo viaggio nel tempo.

E non solo un viaggio nell'epoca pre covid, ma nel tempo dei cantautori, della nostra gioventù e dei nostri sogni, nel rito periodico di quest'uomo elegantemente buffo, orso e istrione, macaco e orango in giacca, artista altissimo ma mai autoreferenziale: Paolo Conte.

Il nostro primo e più grande amore musicale. Simbolo vivente di un'epoca fortunatissima, quella del cantautorato storico, che abbiamo avuto la fortuna di vivere.

Il teatro gremito e sudato (un po' d'aria condizionata, dico....con quel che costan sti biglietti da sciùri...., ma alla fine è stata una bella sofferenza anche quella), il tendone che si apre sulla orchestrina secchioncina e perfetta, ma più sciolta di quanto fosse anni fa (impettita e così lontana dalla indimenticabile "band Fantini" dei primi tempi e del primo fondamentale live).......; ora sono un bel gruppo di ex (nell'animo) professorini, più probabilmente ormai splendidi e rilassati compagni di viaggio, che si lasciano andare a belle improvvisazioni, ricamini, contrappunti, aggiustature e consolazioni varie......dietro queste mani volanti da pianista e questo naso importante che dirigono con gesti e smorfie impercettibili ma assolutamente mai casuali...

E poi c'è Lui. Semplicemente splendido e antico. Quasi appartenente a un "non tempo", piuttosto che al tempo di una volta. Sì, perché lui è il miglior inteprete vivente del "paolocontismo", una via italiana a Waits in salsa Ellington, un Buscaglione (non a caso piemontese anche lui) più giovane e longevo, più "alto" ma ugualmente baciato dalle due -amate e amanti- dee dello swing e dell'ironia. Cose perse, ormai, verrebbe da dire, come lacrime nella pioggia, non fosse abusato. 

Il cantautorato storico, già affossato da morti, ritirati a vita privata, ma forse più semplicemente dal mondo che cambia (e non sempre in meglio), ha ancora questo inossidabile ed amatissimo paladino.

Questo boxeur, questo maestro d'orchestra, questo splendido e unico cantautore.

L'immagine di lui che si allontana dal palco, a fine concerto, continuando a suonare il kazoo scomparendo nelle quinte, con l'orchestra che continua il ritmo sinuoso di "le chic et le charme", è una delle cose più simboliche che la vita mi abbia regalato.

Il nostro mondo che si allontana e che scomparirà, se non altro per quella brutta bestia che è l'anagrafe, portandosi dietro una marea di splendide parole, di incredibili melodie, soffiate in un kazoo che è l'archetipo semiserio di tutto quello che stiamo perdendo: la parola, l'ironia, il gusto per un'armonia non banale, l'impagabilità del momento "gong-oh" in cui ti dici "qui ci sta bene il sax soprano e là la fisarmonica"....

E quindi procedi, continua, non fermarti, caro avvocato, finché ce n'è. 

Sperando che un giorno arrivi un Atahualpa che abbia la voglia, e la capacità e l'Arte di continuare lui. Non si vede all'orizzonte, ahinoi.

Ma Conte ci ha regalato un meraviglioso giro di valzer, che forse non più eravamo capaci di immaginare.