mercoledì 27 settembre 2023

Joni Mitchell at Newport


Di una cosa eravamo certi: non l'avremmo mai più rivista su un palco. Ergo, mai esser troppo certi di qualcosa.

Problemi di salute, milioni di sigarette e una vita da vera "supervissuta", fino ad un aneurisma cerebrale che le ha tolto (evidentemente in modo temporaneo) la facoltà di parlare e camminare.

Quindi ci sentimmo di salutare, rassegnati, la nostra cantautrice preferita, una dei grandissimi nomi della canzone d'autore del secondo novecento. In nulla inferiore a un Dylan o a un Cohen, per intenderci. Maestra della voce (avendo subito un cambiamento di timbro incredibile e splendido, come accaduto anche a Bowie, a Morrison o a Waits) e della chitarra, suonata in modo originalissimo con accordature folli (indimenticabile un video dove Dylan non riesce ad accompagnarla e guarda, interrogativo e curioso, alle mani di Joni, senza riuscire a combinare un belino......).

Finché, improvvisamente, rieccola. Seduta, provata, sicuramente invecchiata, ma vivissima e con una voce ancora splendida, malgrado le evidenti difficoltà.

E' un disco della Mitchell, questo? Ni. E' il disco di un collettivo che la ama e la accompagna, la asseconda e la appoggia, la celebra ad ogni nota e la glorifica senza retorica. Che la tiene idealmente in grembo con una tenerezza encomiabile. E che la lascia sola in due pezzi di una bellezza commovente (una "Both Sides Now" incredibile -la più bella di sempre?- ed una "Summertime" perfetta, anche secondo i migliori canoni jazzistici delle "note necessarie")....

E subito il pensiero subordinato: peccato non sentirla suonare la chitarra. Ed ecco che si alza (!) e va a suonare un brano col consueto stile e inconfondibile tocco.

Per il resto è un disco gioioso, divertente, ben suonato e ben interpretato da un manipolo di ottimi musicisti (strumentisti e vocalist) in ruolo decisamente pari a quello della Mitchell (salvo i sopracitati due, splendidi, brani). Quindi un lavoro, come detto, di un team di cui fa parte anche questa leggenda vivente con la quale ci sentiremo sempre in debito.

Non pensiamo farà altro, o qualcosa di nuovo, ma abbiamo già scommesso una volta, e per fortuna abbiamo perso.

Un piccolo grande miracolo.